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Racconto: La Chiamata della Dea

La Chiamata della Dea originale fu scritto da Doreen Valiente per essere usato nei riti gardneriani, ed è stato tanto amato dall’intera comunità pagana che diventato parte integrante di molte cerimonie festive. La variante descritta ne contiene i precetti principali, ma li presenta sotto forma di racconto. E’ una favola magnifica da condividere con adulti e bambini, in quanto dipinge la Dea e il Dio così come li immaginiamo, non nella luce negativa in cui vengono spesso considerati dalla società.

La Chiamata della Dea

E’ la vigilia della Notte di Mezz’estate, il giorno più lungo dell’anno. E’ un momento unico, ricco di mistero e di grande potere.

Vi ritrovate in una radura ampia e isolata, fiancheggiata su tre lati dai margini scuri, sempreverdi, di Madre natura. Alle vostre spalle si estende un campo di grano ondulato non ancora maturo. Sopra di voi, la Luna. Piena e incombente, getta la sua luce lattiginosa sul pianeta sottostante, come il seno di una madre che si prepari ad allattare. I cieli si espandono intorno a quella sfera luminosa, vellutati e scuri, disseminati di una miriade di stelle ammiccanti. Fate un sospiro profondo… l’aria è pregna dagli odori di una giornata estiva che svolge al termine. Il campo, l’oscurità, i rumori della notte, il bosco e la Luna, si fondono tutti in un tempo che non esiste.

Mentre vi guardate attorno, vi accorgete di essere uno fra i molti, vecchi e giovani, robusti e magri, giunti da luoghi distanti per essere presenti quella notte. Un mare di volti, che a malapena nascondono l’eccitazione e l’attesa e mormorano all’unisono con gli insetti notturni. Regna un’atmosfera di pace e di unità di entrambi i mondi.

Un sussurro, simile all’avanzare di una dolce onda, si diffonde fra la folla. In silenzio, i presenti formano un cerchio; una nube solitaria si affretta a salutare la faccia della Luna e cela per un instante il suo splendore. Nell’oscurità uomini, donne e bambini si prendono per mano. Quando la luce torna a inondare la gente, udite un mormorio di stupore. Il centro del cerchio, vuoto fino a pochi instanti prima, è illuminato a giorno dall’aura di una donna.

Non somiglia a nessun’altra: frugate nella mente ma non ricordate una donna eguale, né in questa vita, né in ogni altro frammento di memoria che il vostro avaro cervello vi regala. E’ in piedi, fiera. Solleva al cielo le braccia forti, e purtuttavia delicate, e attira la luce lunare nel suo petto, sino all’anima. E’ avvolta da un materiale scintillante, che nessun umano ha ancora saputo creare; il modo con cui le ondeggia attorno, simile a carne impalpabile che bacia la notte, genera in voi stupore e meraviglia. Alcuni dei presenti vedono una bellezza corvina, altri una principessa dai capelli chiarissimi, altri ancora una guerriera selvaggia, dalla chioma rossa. A voi sembra che abbia la pelle ambrata, ma all’uomo accanto appare come avorio lucidato.

E ora vi rendete conto di percepire il pensiero di tutti gli uomini dell’Universo. Guardare il suo viso raggiante è come sentirsi risucchiare l’aria dai polmoni e voi ansimate, battete le palpebre per la paura di sprofondare nella logica del nulla. La sensazione scompare in un attimo; il respiro torna regolare e il cuore continua a battere.

Guardare dentro di lei è sperimentare il divino… la Dea!

La mente razionale non accetta volentieri la premessa creativa della divinità, perciò vi sorge il dubbio che non stiate guardando carne umana, bensì un’invenzione del cielo. Siete stati informati da qualcuno che la donna è Aradia, la Regina delle Streghe. Alcuni hanno affermato che è figlia della Dea, in quanto non può entrare completamente nel suo essere di carne umana. Al di là di tali discorsi, voi sapete di aver atteso a lungo per vederla e, nonostante quelle persone vi siano del tutto estranee, vi sentite finalmente a casa: appartenete a quel luogo.

La donna apre la bocca, e la sua voce argentea risuona forte e sincera. Con gran stupore, osservate gli alberi più alti intorno alla radura chinarsi in segno di riverenza quando lei inizia la Chiamata:

Ascoltatemi e riconoscetemi! Sono chiamata con milioni di nomi da tutti coloro che parlano!

Sono la Fanciulla Eterna!

Sono la Grande Madre!

Sono colei che custodisce la chiave immortale!

Sono avvolta dal Mistero, ma sono nota a tutte le anime!

Abbassa le braccia e le stende verso il cerchio d’individui. Una bambina piange di paura, rompendo il silenzio. La madre, terrorizzata, cerca di allontanarsi, mentre la bimba emette urla ancora più forti.

Ma Aradia sorride e indica la bambina. Avvicina le braccia al petto, e dove prima c’era il vuoto, si materializza la piccola. La madre si trova a tenere in mano il nulla. Se ci fosse qualcuno tra la folla che non credesse alla sua realtà, si rivelerebbe certamente in questo momento, mentre la bambina si rannicchia contro il petto di Aradia, serena e appagata.

Sempre tenendo la bimba in grembo, Aradia solleva elegante un braccio al cielo e afferma:

Ascoltatemi e riconoscetemi! Ogniqualvolta la Luna si alzerà nel cielo, i miei figli verranno a me.

Una volta al mese, quando la Luna è piena, vi radunerete in un luogo segreto, come questo, e adorerete me, Regina delle Streghe!

E sotto il mio sguardo attento, i miei figli impareranno i misteri della terra e della natura, e delle vie della magia!

Ciò che è ignoto diverrà noto, e ciò che è nascosto sarà rivelato, persino l’anima più solitaria verrà penetrata dalla mia luce.

Dal mio calderone attingerete conoscenza e immortalità!

Tace per un istante e accarezza la testa della bambina, poi la posa delicatamente a terra. La piccola ritorna rapidamente dalla madre, la faccia angelica serena, raggiante, beata.

Aradia inizia a scivolare lentamente lungo il cerchio di persone, guardando intensamente molti dei visi rimasti nell’ombra. Dopodiché esclama:

Sarete liberi dalla schiavitù. Danzerete, canterete e festeggerete.

La musica vi circonderà, perché mia è l’estasi dello spirito, e mia è anche la gioia della terra!

Spalanca gli occhi sempre più luminosi e la sua voce risuona, pregna di potere, mentre esclama:

Non chiedo sacrifici!

Perché badate, io sono la Madre di tutte le cose viventi!

La donna appoggia il palmo della mano destra sulla fronte di un uomo ed esclama:

Crea e guarisci!

Poi abbassa la voce e ammicca in una direzione di un altro:

Sii forte, ma cortese.

Aradia si volta bruscamente verso una donna anziana:

Sii nobile, ma riverente.

Quindi tocca il mento di una ragazza giovane e attraente:

Procrea e ripopola.

Al che si volta con una risata seducente. Percorre il cerchio, toccando ogni individuo, mormorando parole per alimentare sogni e speranze, allontanando paure e odio.

E, come la Luna che cresce e cala per poi ricrescere, come le stagioni scorrono l’una dopo l’altra in costante successione, dalla semina al raccolto, dalla morte apparente alla rinascita… così i miei figli conosceranno il loro percorso in entrambi i mondi!

Il vostro cuore assume il suo ritmo primitivo mentre lei viene verso di voi, planando. All’improvviso, quando v’accorgete che ha scelto proprio voi, avvertite un forte formicolio familiare allo stomaco. E’ a pochi centimetri, sentite il suo calore avvolgervi, profumato di muschio, o di lavanda? E’ tanto bella che pensate che i vostri occhi non vedranno mai più in maniera normale. Vi tocca la spalla con mano delicata, e il vostro corpo è scosso da un vortice estatico di potere, che si concentra nel vostro ventre. La donna parla in un sussurro, stranamente udibile a tutti:

E tu dirai queste parole…

Amerò e non farò del male a nessuno.

Vivrò, amerò e vivrò di nuovo.

Incontrerò, ricorderò, apprenderò, e abbraccerò ancora una volta.

Per la libera volontà di tutti , e a discapito di nessuno.

Come voglio

Ora è,

E sia!

Voi ripetete le parole, e gli altri vi imitano. La donna torna al centro del cerchio, ed è come se non si fosse mai spostata. Il suo potere vive in ogni molecola del vostro corpo.

Il cerchio comincia a riempirsi di note fluenti di flauti, che iniziano a turbinare formando una spirale nebbiosa verso di lei. Là dove un attimo prima era sola, ora si materializza un essere imponente, mezzo bestia e mezzo uomo, ricoperto d’una iridescenza dorata, impalpabile, Con le braccia bronzee e muscolose questi la cinge delicatamente, come se fosse fatta di piume.

Due corna grandi e ricurve protrudono dalla testa della creatura, emettendo luce propria. Il suo viso non vi spaventa. poiché sapete che quello è il Dio, il consorte della Signora, la metà dorata del suo essere argenteo.

I due si scambiano un profondo sorriso e i loro corpi si uniscono lentamente in un’unica unità di luce abbagliante. Poi il cerchio di umani si ritrova nelle tenebre.

Il vostro cuore trepidante vi induce a volgere gli occhi al cielo, ma è solo un’altra nuvola che è passata davanti al volto della Luna.

La luce ritorna con altrettanta velocità. Forse… in modo meno mistico di prima. Tutti gli occhi sono rivolti al centro del cerchio. Un cerchio vuoto.

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